Vignetta

MA… I PARTITI SERVONO ANCORA?

Le elezioni amministrative di domenica scorsa, in abbinamento con (il flop de) i referendum sulla giustizia, offrono a chi abbia voglia di approfondirne l’analisi e a ragionarci sopra una serie di indicazioni tutt’altro che banali.

In primo luogo una enorme disaffezione dalle urne. Mai così pochi elettori (circa il 20%) si erano presentati ai seggi per una consultazione referendaria e anche per quanto riguarda la scelta del proprio sindaco la metà degli interpellati alla cabina elettorale ha preferito lo sdraio e l’ombrellone oppure la gita fuori porta o chissà cos’ altro…

Ora qualcuno dirà che il trend non è nuovo, che anche nella vicina Francia c’è stato un calo di elettori e che negli Usa da sempre è una minoranza quella che si mette in fila per eleggere il presidente della più grande democrazia.

Vero, ma non coglierne il forte segnale di protesta rischia di allargare vieppiù il divario fra eletti ed elettori, compromettendone irrimediabilmente il rapporto di  oramai un debole fiducia.

Tra l’altro il riverbero di questo discredito generalizzato ha già causato ‘vittime’ illustri: la Lega e il M5S, ovvero le due forze politiche che – insieme – avevano raccolto il 50% dei consensi alle Politiche del 2018 e che da allora (con alterne vicende) hanno contribuito al governo del Paese.

I dati sono impietosi: la Lega passa da punte del 37% (europee dl 2019) a percentuali intorno al 6/7% in roccaforti storiche come PadovaVeronaComoLodi e Monza.

Il M5S a PalermoGenovaRieti e Taranto scende da vette di oltre il 40% del 2018 a livello di 4/5%.

La stessa mobilità elettorale, da un partito a un altro, da uno schieramento a quello opposto, non è che una diversa maniera di manifestare delusione e insoddisfazione da parte del cittadino elettore.

Chi scrive viene da una storia politica in cui anche la perdita di un punto percentuale rappresentava un dramma. Nel 1983, lo ricordo ancora, per giustificare la discesa sotto il 30% (29,89%, per la precisione) Achille Occhetto disse che tuttavia “resisteva lo zoccolo duro del Pci”. Oggi in giro non ci sono neanche più le ciabatte morbide.

Però, riflettiamoci, mentre per quanto riguarda il centrodestra da trent’anni i voti e le percentuali sono sempre, più o meno, gli/le stessi/e con un travaso una volta a vantaggio di Forza Italia, ieri a beneficio di Salvini e oggi della Meloni, nel centrosinistra la situazione è più complicata e difficile.

Il Pd tutto sommato resiste, ma intorno non c’è quasi più niente, né alla sua sinistra, né alla sua destra. Terra arida e semidesertica o, se preferite, pulviscolo atmosferico e poco altro. Partiti e partitini che galleggiano con percentuali che dal 3/4 percento sfumano a cifre da prefisso telefonico.

Con una sola eccezione: le liste civiche che di volta in volta si creano a livello locale a sostegno di questo e quell’altro candidato sindaco.

Un fenomeno che adesso comincia a farsi rilevante tanto nell’uno quanto nell’altro schieramento.

Un inciso: le elezioni di domenica tuttavia indicano anche un chiaro ritorno al nostro sghembo bipolarismo. È finito il tempo delle Raggi (Roma) e delle Appendino (Torino), così come quello dei Pizzarotti (Parma), dei Nogarin (Livorno) e dei De Pasquale (Carrara).

Per cui, per rispondere alla domanda iniziale, servono ancora i partiti? La mia risposta è: claro que si! A condizione, però, che sappiano aprirsi e andare oltre le lotte intestine che altro non fanno che logorarli e consumarli.

Sentite cosa dice Vannino Chiti, già sindaco di Pistoia, già presidente della Regione Toscana, già ministro della Repubblica, parlando del suo stesso partito: «(…) se il Pd è una confederazione di correnti, che non danno neanche un proprio contributo culturale , ma sono tenute insieme solo dagli equilibri interni e dalla suddivisione di posti, non c’è futuro positivo, perché la gente si sente lontana… anni luce ».

E guardate che il ragionamento qui sopra lo si può tranquillamente traslare verso ogni altra realtà partitica.

Non ci credete? Allora fatevi un giro d’Italia e guardate i risultati: a Catanzaro, il candidato Fiorita con le sue liste è al 15% e il Pd che lo appoggia al 6%. Andrà al ballottaggio con Donato sostenuto da 10 (dieci) liste civiche. A Genova le liste di Bucci, riconfermato al primo turno, sono al 24%, Fratelli d’Italia al 9%, la Lega al 7% e Forza Italia al 4%. A Verona le liste che fanno riferimento al sindaco uscente Sboarina sopravanzano sia quelle della Lega che quella di Fdi. Il 26 giugno se la vedrà con Tommasi, ex centrocampista della Roma, la cui lista civica è al 16%, mentre l’alleato Pd è fermo al 13%.

Vediamo Carrara? Qui, la neonata lista Arrighi è al 12% mentre il Pd, con il suo storico insediamento, al 14%; la lista di Caffaz sopravanza quella della Lega ferma al 6%; quella di Vannucci (6%) è davanti a Fratelli d’Italia (5%); la lista Ferri (7%) è oltre l’alleato Psi (6%).

Intendo dire che l’astensionismo, la crisi della militanza e della partecipazione, ha prodotto e produce distacco e crisi della democrazia (intesa nella sua più nobile accezione). Di più! Sta accadendo qualcosa di ‘spettacolare’: non più il consenso alla forza politica nazionale, ma la fiducia che si riversa sulla persona.

Un fenomeno, anche questo, non nuovissimo, che ha radici nella discesa in campo di Berlusconi nel 1994. L’uomo che (nel bene e nel male, personalmente propenderei per la seconda) non soltanto ha rivoluzionato la comunicazione politica, ma anche avviato la disarticolazione del sistema dei partiti. Prescindendo in questa sede da valutazioni attinenti la globalizzazione, le trasformazioni dei processi produttivi, la rivoluzione tecnologica e informatica e della struttura economica e sociale.

Può piacere o meno, ma questo è!

Comments

  • Massimo Teani

    17 Giugno 2022

    I partiti si sono venduti al sistema finanziario…. e hanno svenduto le eccellenze …. i partiti sono diventati inutili e sono venuti meno al loro dovere di programmaziobe e pianificazione, forse per incapacità e preparazione….. la prossima sarà la riforma del catasto che creerà un bagno di sangue per i proprietari di casa.

    • fabio evangelisti

      Fabio Evangelisti

      17 Giugno 2022

      Grazie Massimo! Sicuramente s’è creato un vuoto di fiducia nei confronti del sistema dei partiti, ma il tuo giudizio mi pare davvero esasperato e liquidatorio. Io propendo per un’analisi un tantino più problematica e articolata. Un abbraccio, ciao Fabio

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