“O si vince o s’impara” di Fabio Evangelisti

La nomina da parte del Sindaco Persiani di un assessore in quota Azione e di una assessora a rappresentare Italia Viva configura plasticamente ciò che le urne avevano già decretato il 14 e 15 di maggio e consacrato il 29 di quello stesso mese: a Massa una parte non insignificante dell’elettorato definibile di centrosinistra ha scelto di votare la continuità e preferito una guida moderata a una progressista.

E questo – al netto degli improperi e degli insulti che si possano indirizzare a esponenti politici rei di disinvolte piroette, dettate spesso da mero calcolo di convenienza che da idealità – impone che ciascuno di noi (a sinistra) interroghi la propria coscienza e valuti quali e quanti errori sono stati commessi tanto a livello locale che sovracomunale.

Nessuno, infatti, può chiamarsi fuori da responsabilità che – in misura differenziata, ovviamente – coinvolgono l’intera classe dirigente di quelle forze che si richiamano a principi di giustizia sociale, di solidarietà e di approccio etico nella gestione della cosa pubblica.

Il fatto che le destre vincano in tutta Italia, così come anche in Grecia e in Spagna, non può e non deve costituire un alibi rispetto all’analisi del voto e alla necessità di capire, qui e ora, quelli che sono stati i nostri limiti nel proporre un’alternativa di governo della città.

Autorefenzialità? Autosufficienza? Arroganza?

Riflettiamoci, sapendo che questo domande non le pongo io, ma le potete trovare in un’intervista rilasciata da Emiliano Fossi, neo segretario toscano del Pd, area Schlein, all’indomani del disastro elettorale.

Qui a Massa, in particolare, s’era determinata una situazione assolutamente unica e favorevole: un sindaco sfiduciato e un centrodestra che si presentava lacerato agli occhi degli elettori. Eppure…

Eppure sappiamo com’è andata a finire.

Un centrosinistra unito, anziché frammentato in cinque/sei parti con altrettanti candidati alla carica di primo cittadino, avrebbe potuto presentarsi più che competitivo partendo da un 40% dei consensi anziché dal 30%. E questa è una valutazione che riguarda tutti e non soltanto il Pd che, tuttavia, da tempo non riesce a schiodarsi dal suo 20% dei consensi.

Per cui, riformulando una frase attribuita a Nelson Mandela “o si vince o s’impara”, vediamo di trarne i giusti insegnamenti da questa sconfitta. Anche perché, come sostiene un caro amico, cinque anni sono un attimo a passare…

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