Filanda di Forno

Esploratori urbani tra le memorie delle filanda di Forno

In estate, a Massa, i cittadini si dividono sostanzialmente in due gruppi: chi si rinfresca con un tuffo nell’acqua salata del mare e chi si rifugia lungo le sponde del fiume Frigido, nelle località di GuadineGrondaRenara e Forno.

Ed è in questi luoghi suggestivi, con le montagne alle spalle e i piedi immersi nell’acqua ghiacciata che ci si può imbattere in edifici che mai ti aspetteresti di trovare: la Filanda di Forno è uno di questi.

Superato il paese, ce la troviamo sulla destra, impossibile da non vedere.

È costituita da un complesso imponente, di cui una parte restaurata e adibita a museo e centro documentazione della Filanda e un’altra rimasta abbandonata.

L’opificio, prima opera del capitalismo industriale della provincia, è stato costruito alla fine dell”800.

I lavori iniziarono nel 1881, commissionati dal ligure Prospero Schiaffino, e continuarono fino al 1890 cambiando altre due proprietà, fino a diventare parte della Società Cotonificio Ligure.

L’edificio, creato dall’ingegnere Frimi “a gradini”, era suddiviso in quattro blocchi, con, a monte, un altro edificio distaccato con funzioni di magazzino e di convitto gestito da suore e aperto solo alle lavoratrici non residenti.

A poca distanza da questo, era stato innalzato un palazzo residenziale con 10 appartamenti per gli assistenti di fabbrica.

A Forno la popolazione crebbe, così come gli esercizi commerciali, e venne costruita una tramvia: fu inaugurata la linea Massa-Canevara e poi, quattro anni dopo, quella per Forno.

Il cotonificio, colpito dalla crisi economica e industriale della fine degli anni ’30 del ‘900 e penalizzato dalla chiusura della tramvia a vapore, diminuì progressivamente la produzione sino a cessarla all’inizio della Seconda guerra mondiale.

Dal 1942 al 1944 fu utilizzata come magazzino della marina militare e dopo incendiata dai tedeschi, ma solo nel 1950 le venne ridata vita utilizzando la turbina, rimasta praticamente intatta , per produrre energia elettrica.

Questa attività proseguì fino al 1970, dopodiché la Filanda fu abbandonata a se stessa, fino al 1983, anno in cui fu acquistata dal comune di Massa e poi, successivamente, restaurata (solo la parte della palazzina di facciata).

Il 23 marzo 2013, la parte restaurata è stata riaperta al pubblico.

Gli edifici retrostanti invece non furono mai finiti di restaurare e oggi si mostrano in stato decadente, avvinghiati dalle piante rampicanti: sono ruderi che rappresentanoun’importantissima memoria storico- economica per Massa.

La nostra visita ci ha dato una visione sugli edifici senza dubbio suggestiva, quasi da set cinematografico, ma ha rivelato anche che, aparte la palazzina di facciata, questo luogo è pericoloso, soprattutto perché chiunque può accedere e le vecchie mura della Filanda sono instabili.

Inoltre presentano delle grandi aperture nel terreno che danno su grandi stanze sottostanti che mettono a rischio chiunque vi si rechi.

Crediamo che una struttura con questa importanza storica e chiaroesempio di archeologia industriale, meriti una nuova ristrutturazione, per diventare un museo a cielo aperto per gli abitanti di Massa-Carrara e anche per i turisti.

by Diari Toscani

© Foto di Micol Giusti

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