Se vogliono sono pronto

«Sindaco di Massa? Se vogliono sono pronto»

MASSA – L’ex deputato Fabio Evangelisti disponibile a candidarsi: «Tante richieste. Ma solo se ci sono le condizioni e con una coalizione ampia»

di Emanuela Rosi MASSA In Portogallo trova il sole, il mare, i tempi lenti della scrittura, ma qui Fabio Evangelisti ritrova gli affetti, gli amici di sempre (e anche i nemici), ma soprattutto la politica, una passione che è riuscito a far diventare una professione. Cominciata a 31 anni come segretario provinciale del Pci provinciale, chiusa nel 2013 con un terzo posto alle primarie del centrosinistra per il candidato sindaco vinte da Alessandro Volpi, passata per l’Azienda di promozione turistica apuana, la Camera dei Deputati prima con il Pds, poi con i Progressisti, l’Ulivo e alla fine Italia dei Valori. In mezzo ci sono stati anche l’assessorato alla cultura in Provincia, la Commissione Affari Esteri e Comunitari, l’Osservatorio della Camera su xenofobia e razzismo, la segreteria regionale dell’Idv Toscana.

Difficile staccarsi del tutto. Così oggi si sente pronto a tentare di ricucire un Pd spaccato e ridare vigore a una comunità massese perduta in una crisi che, dice, l’ha colta a piangersi addosso. Più di ieri, cioè di quattro anni fa quando, spiega, dal centrosinistra appena sconfitto alle comunali mentre il neo sindaco Persiani giurava gli arrivarono le prime lusinghe.

«Avevo risposto: vivo in Portogallo, sono vecchio, al 2023 spero di arrivarci vivo, non è cosa. Ho lasciato cadere». Ma negli ultimi tempi, assicura, le “chiamate” si sono intensificate, si sono fatti vivi dal centro e dall’estrema sinistra, associazioni e singoli, ma anche dal centrodestra. Oggi, dunque, è pronto: «Ho vissuto di e per la politica, mi ha consentito esperienze meravigliose, se oggi posso dare qualcosa indietro lo faccio volentieri. Ma… niente sportellate con nessuno: non sgomito, se mi chiedono di essere il candidato a sindaco rispondo che se ne può parlare, se c’è qualcun altro ritenuto più capace e competente mi limito a dare il mio contributo dall’esterno – dice l’ex parlamentare che oggi divide la sua vita tra Portogallo e Massa – Ci deve essere uno schieramento molto ampio di forze politiche, associazioni, liste civiche, perché oggi i partiti da soli non riescono più a rappresentare la complessità della società. Su di me ci sono tanti consensi trovo anche parecchie resistenze, c’è chi mi ama e chi mi odia, il punto è trovare le cose che uniscono.

Oggi il Pd è diviso in due, credo più per questioni personale che per differenti visioni politiche. Ma la gente è stanca di contrapposizioni sterili, ha bisogno di proposte e credo di poter mettere insieme le diverse anime del partito». I tempi di meditazione della politica sono lunghi, la campagna elettorale non sembra avere soluzioni di continuità, le fibrillazioni nel centrodestra sanno molto di scosse di assestamento in vista del prossimo appuntamento alle urne e sul fronte opposto il vocìo non ha mai taciuto.

Così Fabio Evangelisti aspetta segnali evidenti di un “cambiamento” che spazzi via i veti incrociati. «E’ necessario mettere in campo una squadra fatta di competenze e sensibilità, un mix di esperienze e di entusiasmo giovanile, perché la guida di una macchina amministrativa deve necessariamente essere forte e autorevole, ma da sempre combatto l’idea di un uomo solo al comando». Intanto guarda “una città triste”, ripiegata su se stessa, dove le eccellenze faticano ad emergere e «più che governare si comanda», sostiene.

«Non si può dire che quest’amministrazione non abbia fatto cose – dice Evangelisti – ma utilizzando progetti e soldi di quelli di prima. Sembra molto attenta all’immagine, al centro città: piazze, rotatorie… ma cosa ha fatto per Partaccia, Poveromo, Ronchi, Turano,… la nuova piazza di San Carlo grida vendetta». La visione di Evangelisti? «Aiutare la comunità a ritrovarsi. Il sindaco non può risolvere il problema dell’occupazione, ma può indirizzare gli investimenti.

Certo che se invece di insediamenti produttivi metti dei supermercati, che prendono soldi qui e li portano via…». Ruotano intorno alla perdita d’identità e senso di appartenenza le critiche di Evangelisti. L’ordinanza per il coprifuoco anti-movida, sostiene, «è una sorta di bandiera bianca issata oggi da un sindaco che in campagna elettorale faceva della sicurezza il proprio vessillo e la principale promessa. Il fatto è che prima avevano proposto le telecamere (che non si sono mai viste), poi i wc mobili (e questi per fortuna ci sono stati risparmiati), quindi un aumento della sorveglianza (che non si è mai realizzata). Per cui, alla fine, è giunta la resa di questa amministrazione che, però, ha aggiunto al danno la beffa per migliaia di addetti al settore della ristorazione e del commercio senza che certi deprecabili episodi siano cessati». Che fare? «Un migliore e più consapevole coinvolgimento della scuola e delle famiglie nei processi educativi – sostiene – .

Da qui si debba ripartire per iniziare a invertire una tendenza che il lockdown ha finito per esasperare. Va benissimo Zubin Metha in piazza Aranci, ma solo se nello stesso periodo abbiamo attivato un’iniziativa o una proposta culturale per i ragazzi di Romagnano e Castagnetola, per quelli di Forno o dei Quercioli».

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