La bomba profughi
di Fabio Evangelisti
Ieri, su La7, ho sentito rimbalzare l’espressione “bomba profughi”.
Mi ha colpito perché era già da qualche giorno che mi andavo interrogando su quanto tempo potrà reggere la straordinaria rete di accoglienza e solidarietà che in questi primi (non ultimi) giorni dell’invasione russa in Ucraina sta caratterizzando l’operato di migliaia di associazioni ed enti locali italiani.
I numeri sono impressionanti.
“In appena due settimane abbiamo assistito all’esodo di oltre 2 milioni e mezzo di profughi dall’Ucraina verso i paesi vicini” ha dichiarato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Per capirsi, in quindici giorni un numero superiore a quello delle persone che fuggirono dalla Siria nell’arco di un anno.
Secondo l’Unhcr sono 2.698.280 i profughi, su una popolazione di 44 milioni di persone, già usciti dall’Ucraina dopo i primi venti giorni di guerra, è stato accolto principalmente in Polonia (1.655.503 profughi), Ungheria (246.206), Moldavia (104.929), Romania (84.671) e Slovacchia (195.980) e 304.156 in altri Paesi europei.
Il dato (aggiornato al 13 marzo e monitorato in una sezione ad hoc sul sito Unhcr), è chiaramente destinato a salire, secondo l’organizzazione umanitaria Onu per i rifugiati, a 4 milioni nel giro di pochi giorni e settimane.
Numeri impressionanti che metteranno a dura prova la macchina dell’accoglienza europea, assolutamente impreparata alla più dolorosa e ampia emergenza umanitaria in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale
Per gestire l’accoglienza la Commissione Ue punta ad attivare la Direttiva Ue del 2001 per la “protezione temporanea”, uno strumento che consente di dare assistenza immediata a chi fugge dalla guerra concedendo permessi di soggiorno, cure sanitarie e possibilità di lavorare.
L’intesa consentirà agli Stati membri dell’Ue di offrire alle persone in fuga dal conflitto ucraino una protezione temporanea. In pratica, chi rientrerà tra gli idonei godranno – per un anno, rinnovabile – di una protezione umanitaria simile a quella dei rifugiati in qualsiasi Stato Ue.
Sarà sufficiente come intervento?
Più in generale, parliamo di gente costretta ad abbandonare la casa, ogni avere, gli affetti e le amicizie per incamminarsi attraverso il deserto, oppure varcando montagne spesso ricoperte di neve, per non dire di chi affida la propria speranza ad un barcone in balia delle onde.
Il dato è inoppugnabile: in tutto il mondo da anni va aumentando il numero di profughi e sfollati, oltre che di migranti.
Alla fine del 2020 il numero di rifugiati e sfollati era calcolato in circa 92 milioni di donne e uomini, giovani e anziani.
Impossibile, invece, calcolare il numero di morti e dispersi lungo le rotte migratorie, ma il tasso di mortalità viene considerato estremamente alto.
Dunque, spostarsi per cercare una vita migliore è ancora un’attività particolarmente pericolosa, che ogni anno causa migliaia di morti e di dispersi.
Dal 2011 a oggi nel mondo è aumentato il numero di persone costrette a lasciare la propria casa o il proprio paese per sfuggire a guerre, disastri e violazioni dei diritti umani.
Secondo l’Unhcr, nel 2020 82,4 milioni di persone erano in fuga da guerre, persecuzioni e disastri naturali, tra cui circa 34 milioni di minorenni.
Una cifra che sale a 91,2 milioni se contiamo anche le persone che non rientrano in particolari categorie, ma che l’alto commissariato per i rifugiati considera comunque “a rischio”.
In questo già di per sé drammatico quadro, è arrivata l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe corazzate della Russia che, oltre a morti, feriti e distruzioni, ha anche determinato un esodo massiccio dalle principali città del paese occupato.
Attenzione: profugo non è soltanto chi fugge all’estero. Perché, a causa della guerra, altri milioni di ucraini si stanno spostando all’interno del paese.