E voi e noi

di Fabio Evangelisti

Un’amica mi scrive: “Posso chiederti una cosa, Fabio? Perché non hai postato un tuo pensiero su questi ultimi eventi?”.
Il fatto che la mia testa fosse da un’altra parte è soltanto un pezzo di verità.
È che questa politica mi annoia e ormai mi annoiano le mie stesse parole.
Del resto, era già tutto previsto e tutto pare un déjà vu!
Dal risultato elettorale al basso profilo del nuovo Governo. C’è poco di nuovo e molto di vecchio in quel che si coglie negli stanchi riti dei Palazzi romani.
Sarà che li ho visti da vicino, sarà che ho conosciuto la Meloni ministra e vice presidente della Camera. Un mix di aplomb istituzionale e toni da borgata.
Stesso discorso potrei fare per i Tajani, i Salvini, le Santanché, i Giorgetti, i Crosetto, i Calderoli etc etc.
Non è, tuttavia, soltanto una questione di volti, nomi e dialetti.
Sono piuttosto le frasi fatte, i toni accentuati, i temi astrusi, i discorsi roboanti, il look delle ministre e le auto blu, il tacco 12 e le gonne pantalone, il Made in Italy e il merito alimentare e il sovranismo scolastico o viceversa.
E il presidenzialismo e le riforme istituzionali, in attesa dell’ennesima bicamerale (la prima è del 1983).

Insomma, tutto quanto fa spettacolo per il piacere voyeuristico propinato da tv e giornali e rilanciati dai social.
Le rincorse per balzare sul cavallo della Rai e salire sul carro del vincitore. E voi e noi.  Lo spoil system e l’assalto alla diligenza di ENI, ENEL e ogni altra partecipata. Ora tocca a noi. Le colpe e le accuse. E voi e noi. I sassolini dalle scarpe e l’oro di Mosca. E voi e noi. E la retorica melassa nazional populista. Per non parlare di quell’elenco di straordinarie donne citate solo con il nome proprio. Come se l’essere donna la rendesse loro amica e sviluppasse automaticamente un’affinità elettiva.

In una distanza siderale dalle angosce del quotidiano: disoccupazione di figli e nipoti, partite IVA e precarietà, sfruttamento e lavoro nero, rincari e inflazione, servizi carenti e sanità stressata, periferie e solitudini, trasporto inadeguato e scuole fatiscenti.
Mentre il clima impazzito presenterà presto il conto e la Russia ci ha già tagliato il gas.
Certo l’Ue, gli Stati Uniti e la Nato e i mercati da rassicurare. Ma, alla fine, le risposte non arrivano, con un bilancio difficile da quadrare e la pandemia che rallenta ma non molla e una guerra che minaccia esiti infausti. Mentre la situazione economica e sociale del Paese resta e si fa sempre più drammatica.

Auguriamoci quindi che adesso la propaganda lasci il campo a un serio lavoro sui tanti dossier lasciati aperti a Palazzo Chigi.
Anche se vorrei mi si spiegasse come si può combinare il sovranismo (con aspirazioni autarchiche) che ha imperlato il discorso della Meloni con il vago europeismo sventolato quale nuovo vessillo per lo sdoganamento nel consesso democratico europeo.

Tanto era stato concreto Draghi nel suo ultimo intervento alla Camera, tanto la nuova Premier ha premuto l’acceleratore sul rilancio di un ascensore sociale di cui lei – forte della sua storia personale (rispettabilissima, peraltro) – sarebbe il manovratore, tipo quei ragazzini con cappello e divisa che spingevano i tasti degli ascensori nei film americani degli anni ‘30.
Auguriamoci però anche un’opposizione adeguata. Centrata sui contenuti e non sulle forme. Capace di denunciarne i limiti e le ambiguità sulla Ue. Perché a quei tavoli si vince e si perde insieme.

L’ho fatta pesante, vero?
Vi siete annoiate pure voi a leggere?
Eh, lo so! Domani smetto.

Tanto anche la sbornia meloniana passerà presto e ci risveglieremo con (speriamo) soltanto un gran mal di testa…

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