Zelensky

ZELENSKY E QUEI PARLAMENTARI ASSENTI

Zelensky , le camere e la democrazia

Nessuno ha mai pensato  che ci volesse una terza aula, oltre a quelle di Senato e Camera, per le riunioni congiunte di deputati e senatori,  che devono ospitare teoricamente più di mille parlamentari. Nessuno se ne è  mai preoccupato , fino alla seduta straordinaria con il presidente ucraino ; nemmeno per l’occasione più solenne, il recentissimo  messaggio del capo dello Stato neo eletto .   L’indignazione  è giustificata per gli assenti  per solidarietà  con l’aggressore , una esigua minoranza , per  loro stessa confessione; ma  è  una delle distorsioni    del populismo    per la quota di assenza fisiologica, che  statisticamente non significa dissenso o scarsa partecipazione al momento  . Nel quale era fisicamente assente lo stesso protagonista. Comprensibile , l’indignazione,  da parte degli elettori , oramai privi  di qualsiasi relazione con i propri rappresentanti,  non lo è  da parte dei partiti, e nemmeno degli osservatori attenti. Il populismo disconosce il rapporto di rappresentanza tra eletti ed elettori,  sostituendo la complessità, l’integrità  della funzione parlamentare con una serie  di singoli atti : le presenze in aula , anche nelle sedute più inutili, come le discussioni generali; il  numero di proposte di legge presentate, che mai saranno discusse;le interrogazioni e le interpellanze. Un rapporto di impiego , valutato  con criterio di quantità, sulla presenza: anziché una funzione attiva, responsabile, svolta in nome e nell’interesse degli elettori . Una funzione permanente, senza interruzioni, quasi come il respiro. Ovunque:  nelle aule del parlamento;  ma anche nei collegi, nelle attività più svariate,  di studio , di relazione. Il frutto di  una sequenza sciagurata di  leggi elettorali su misura di ogni partito , per cui gli elettori non votano quasi più persone , ma  partiti . Piccole oligarchie hanno

confiscato la sovranità,  riducendo deputati e senatori in una condizione di semischiavitù politica , che ha come unica via di fuga     il  girovagare  da un gruppo all’altro. A questo è ridotta oggi l’autonomia che l’articolo 67 Cost.  garantisce ai singoli deputati e senatori , pilastro dei sistemi costituzionali parlamentari, assieme alla rappresentanza generale : alla fuga dalla schiavitù.  Per dignità ,  nei casi rarissimi della prima Repubblica; ; per convenienza, praticamente  sempre, dalla fine dei partiti di idee.   Unico rimedio di cui è capace la politica , un sistema di sanzioni che  scongiuri la mobilità,  agendo sugli effetti anziché sulle cause .L’astensione che dilaga, ormai più forte di ogni partito, non è un segno del destino.

Scostamenti progressivi  hanno progressivamente  allontanato partiti ed elettori  dalla Costituzione e dalle  sue istituzioni, soprattutto dal Parlamento, il luogo della casta.  Fuori dalla   Costituzione, assieme al rapporto di rappresentanza, è oramai  il profilo assunto dal   partito politico: da associazione  di uomini e donne  dal pensiero comune sui problemi collettivi, ad  autentiche   start up del consenso e del potere,  monocratiche e  con reclutamento  di tipo aziendale.  Contro ogni democrazia, ancora, è  la serpeggiante  insofferenza per la ripartizione  e il controllo reciproco dei poteri .  Quei “ pieni poteri” , la richiesta dei quali risuona ancora sinistra nelle cronache della politica.  Piano piano   , pezzi grandi e piccoli  si staccano dai grandi ghiacciai delle democrazie , e finiscono nelle mani degli avventurieri del potere senza regole . Questo sta succedendo : da anni non nasce una democrazia ,  che non sia tale  solo di nome; né vale chiamare le nuove autocrazie  con tenerezza “ democrature”, quasi a negare, o attenuare  la cruda realtà .

Le guerre sono lontane da questi fenomeni,  ovviamente.  Ma ogni democrazia che cade, come le stelle del firmamento in quel giorno di agosto,   le avvicina un po’. Tre i cerchi concentrici  che sono coinvolti, nella produzione e nella salvaguardia da questi fenomeni : la responsabilità del degrado è tutta dei  gestori delle istituzioni, questi partiti ormai dediti solo alla cura di interessi privati ;  la protezione spetta agli organismi di controllo , segnalazione e intervento . Il nostro capo dello Stato, custode della Costituzione ,   al quale sappiamo di poter chiedere ancora di più, in questo tempo, del tanto che ha fatto come custode delle regole  della nostra convivenza democratica.  La segnalazione pubblica, a beneficio degli elettori , dei troppi proclami  estranei o contrari ai principi costituzionali  di vari  leader di partito, anche al costo di incrinare all’apparenza  la granitica equidistanza dalle diverse posizioni politiche. E la Corte costituzionale, nel nostro sistema organismo di sanzione dei difetti  di costituzionalità della legislazione e delle controversie tra istituzioni, peraltro  con troppi limiti all’intervento diretto. Gli organi di controllo e sanzione  sono in ottime mani ; quanto ai  partiti, è tempo  che quelli  con qualche  radice abbarbicata  alla Costituzione sostituiscano la acquiescenza con il coraggio della responsabilità.

montesquieu.tn@gmail.com 

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