Il primo turno delle presidenziali in Francia 🇫🇷

Diciamolo: alle 20 di ieri sera, davanti alla tv, abbiamo tutti (o quasi) tirato un sospiro di sollievo…

Non che la partita sia già chiusa, ma gli exit poll del primo turno delle presidenziali francesi, con Macron al 28% e la Le Pen al 23%, hanno finito per allontanare l’incubo di una destra nazionalista e filo putiniana al governo di un Paese essenziale nel processo di costruzione e integrazione europea.

Dati che fanno ben sperare per il turno di ballottaggio del 24 Aprile.

Intanto per un distacco che appare di per sé già rassicurante, superiore a quello del 2017, poi anche perché accompagnato da un Mélenchon (candidato della sinistra radicale) sorprendentemente  al 22% dei consensi, il quale ha subito gridato “Non un solo voto a Madame Le Pen”, seguito dagli endorsement per Emmanuel Macron arrivati da Anne Hidalgo (socialisti 2%) e Valerie Pecresse (neogollisti 5%).

Sia chiaro: il popolo è sovrano e le sue scelte vanno sempre rispettate.

Tuttavia, in questo momento in cui le armi sono tornate a sparare e uccidere ai nostri confini, con l’aggressione della Russia all’Ucraina, un indebolimento dello struttura europea sarebbe quanto mai pernicioso, non soltanto dal punto di vista economico e della tenuta della relazioni internazionali ma pure per i valori e i principi della Democrazia.

Ieri mattina su La Stampa, Montesquieu (‘nom de plume’ di un mio amico romano con spiccata sensibilità istituzionale) scriveva: «Le Pen, Salvini e, a giorni alterni, alcuni dirigenti del movimento cinque stelle  pendono da anni verso il dittatore russo, senza mostrare preoccupazione alcuna per il sistema istituzionale che lo stesso ha messo e tiene in piedi. Questi, assieme all’arrembante partito meloniano, mai hanno contestato il ripudio della democrazia liberale da parte del dittatore russo. C’è solo da sperare che i francesi prima, gli italiani fra un anno, nel votare abbiano presenti le irradiazioni che le scelte nazionali proiettano oltre i confini dei singoli paesi , e sulle relazioni internazionali».

Per quel che conta, sottoscrivo queste sue parole