Evangelisti sul Pd «Partito da sostenere»

MASSA Una freccia a favore del Pd viene spezzata da Fabio Evangelisti. «Non sono un iscritto al Pd, ma faccio fatica a trovare una comunità politica dove si discuta di più, si cerchi l’approfondimento, ci s’interroghi, si litighi e ci si divida e ricomponga. Di certo non è il partito ideale – scrive Evangelisti –, pur tuttavia un soggetto che merita rispetto». Sulla scelta del futuro segretario Evangelisti spiega che «ogni candidato porta una storia e una visione strategica e sarà interprete di una chiara impostazione politico-programmatica. Intanto, è al lavoro un comitato di saggi per ‘riscrivere’ la Carta dei Valori del Pd, giudicata da alcuni superata e fin troppo liberista. E’ evidente che i tempi del congresso Pd avranno un riverbero nelle decisioni del partito a livello locale sulle amministrative. Anche a Massa ci si misura con il calendario e si notano le difficoltà a fare sintesi, ci sono abbandoni e tensioni forti in vista dei congressi di circolo e dei livelli comunali e provinciali. Che fare, dunque? Occorre – sostiene Evangelisti – pazienza e la voglia di continuare a confrontarci, sapendo che la democrazia è un insieme di regole, il rispetto delle stesse e la tutela delle minoranze. E noi tutti siamo stati, siamo o saremo un giorno minoranza. Sottolineo un aspetto: Elly Schlein, che si candida alla guida del Pd, non è iscritta a quel partito. Un’apertura (seguita ad una modifica statutaria) tutt’altro che bizzarra. È il chiaro segno che si cerca di aprire una fase nuova e che il processo ri-costituente della principale forza del centrosinistra è teso ad allargare i propri confini e i propri orizzonti. E ciò deve indurre ciascun sincero democratico e progressista a non restare indifferente e, anzi, raccogliere questa sfida per dare slancio, dopo la clamorosa sconfitta del 25 settembre, a una nuova stagione politica. Nella nostra città, come nel resto del Paese, il quadro s’è frantumato. C’è un’area progressista e riformista, che va oltre il Pd, quindi decisamente più ampia (socialisti, repubblicani, verdi, radicali, sinistra diffusa, ma anche soggetti nuovi e ‘incompatibili’ come Azione, Italia Viva e M5S, insomma quel che manca per arrivare dal 20 al 51%) e potenzialmente maggioritaria. È quella più formata, strutturata o sensibile più ai problemi e ai progetti che agli schieramenti e che va convinta con un’offerta politica e amministrativa adeguata ai tempi e ai territori. Con un occhio a Roma, dove a Palazzo Chigi siede la Meloni, e uno al Palazzo di via Porta Fabbrica 1, per il quale sarebbe bene evitare il bis della destra». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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