Parlamento

LA GUERRA E IL PARLAMENTO

di Montesquieu by La Stampa

Di fronte alle polemiche sul ruolo del Parlamento nella “guerra” d’Ucraina, conviene partire dalle funzioni del parlamento, identiche nelle due Camere.

Una “guerra” solo per i paesi dove si possono chiamare le cose con il proprio nome. La prima, paradossale distinzione tra democrazie e autocrazie, tra libertà e imposizione, avviene già sul nome delle cose, nella indifferenza di molti concittadini ufficialmente democratici.

Va saltato a pie’ pari per non inciamparvi, il primo ostacolo strumentalmente creato con l’interpretazione dell’art. 11 della nostra Costituzione: con il tetro, regressivo obiettivo di definire addirittura incostituzionale la solidarietà ad un paese aggredito, nel modo più vile, non solo nella propria sovranità, ma nella stessa esistenza fisica dei propri cittadini.

Non bastano la sconfinata misura, la sensibilità’ dei nostri padri costituenti, unite all’uso dei canoni pre-giuridici dell’umanità e della solidarietà, per interpretare correttamente l’articolo 11 della nostra Carta fondamentale?

Le funzioni delle Camere prendono avvio, dopo la formazione degli organi interni, con la concessione della fiducia al nuovo governo; quindi si sviluppano con la funzione legislativa, funzione regina, con gli artt. 70 e 72 della Costituzione; con la funzione, oramai deperita, di sindacato ispettivo, attraverso le interrogazioni e le interpellanze di deputati e senatori; con le funzioni di indagine e di inchiesta dei due rami del parlamento; infine, con la funzione di indirizzo politico, attraverso la quale le camere indicano al governo la propria volontà su singoli temi.

La funzione, questa, che interessa nel caso di specie, e che vincola il governo nelle proprie decisioni successive. Intorno alla aggressione russa e alla volontà di protezione del paese aggredito, risultano effettuati: comunicazioni del governo alle Camere, dibattiti parlamentari sulle stesse, con deliberazioni di indirizzo; atti governativi, non contestati, di coerenza tra la volontà delle camere e l’esecuzione ad essa data dal governo. In più, significativamente, l’esecutivo Draghi si è impegnato con la proposizione di un decreto legge, convertito in legge.

Gli insoddisfatti di oggi, ovunque collocati, possono facilmente comparare l’ intensità’ della nostra attività parlamentare e il rispetto della stessa da parte dell’esecutivo, sbizzarrendosi nella ricerca di quando avvenuto in qualsiasi altro paese, democrazie e magari dittature comprese.

Solo per inciso, Draghi – il non parlamentare Draghi, il mai eletto Draghi – ha fino ad oggi mostrato un rispetto del parlamento da lungo tempo desueto, con aggiunta di emozione autentica agli esordi; e con un ripristino non burocratico di comunicazioni alla vigilia dei principali impegni internazionali.

Quello che viene oggi chiesto al governo attraverso le camere, dai contestatori, è in realtà l’alimentazione quotidiana di un dibattito ininterrotto intorno alla crisi; la richiesta di tenerlo vivo e vivace aggiungendo agli atti formali, quelli di cui sopra, le proprie intenzioni, opinioni, progetti, stati d’animo, polemiche interne, alimentate ad arte; così da creare un talk show interminabile in cui la vittima certa è la difesa dell’interesse nazionale alla riservatezza pubblica.

In pratica, si richiedono al governo gesti e atteggiamenti del tutto estranei alle proprie, esaurite con l’elenco di cui sopra 

Di positivo, in questa vicenda, rimane un insospettato interesse diffuso, almeno all’apparenza, alla vitalità del parlamento, al rispetto delle sue funzioni. L’occasione è perfetta per indicare agli esigenti parlamentaristi di oggi un tema su cui pienamente sfogare il proprio attaccamento alle camere.

Proprio in relazione alla prima funzione, quella legislativa: che la Costituzione mantiene integralmente all’interno delle competenze di organi parlamentari di entrambe le Camere. Assemblee, commissioni, comitati più o meno ristretti, singoli parlamentari. Con il governo animatore fondamentale: ma il terreno di gioco è quello delle camere, senza che siano previste invasioni di campo.

Invece, da decenni a questa parte, si consente ai governi, da parte di generazioni di presidenti di entrambe le Camere, di interrompere a proprio arbitrio questo processo, con l’invio alle camere stesse di testi di un solo articolo, quindi di mostruose dimensioni, chiamati maxi-emendamenti, e consentendo agli organi parlamentari il solo voto sugli stessi, con il che si chiude la partita. 

Voto nemmeno sul merito, che consentirebbe di capire come la pensano deputati e senatori: ma di mera conferma della fiducia al governo. La violazione dell’articolo 72 della costituzione, che prevede l’esame tassativo articolo per articolo in tutte le fasi, è plateale. Con tante altre conseguenze, sulle prerogative della camere, dei parlamentari, sul sistema; ma anche sulla qualità della nostra legislazione, che ne risulta devastata.

Ne escono leggi non conoscibili e non comprensibili ai cittadini, per i quali dovrebbe vigere l’obbligo di conoscenza delle leggi, a pena di conseguenze anche gravi. 

Un bel lavoro, per chi ha energie da dedicare alla nostra democrazia.

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