SALVINI, IL VIMINALE E IL BIVIO POPULISTI

Montesquieu by La Stampa
La proposta che il segretario leghista Salvini fa alla propria coalizione, di comunicare prima del voto i nomi dei titolari di alcuni ministeri, ha un sapore istituzionale che si dissolve quasi subito. 

Ricorda il vincolo addirittura legislativo voluto da Berlusconi nei suoi tempi d’oro, di inserire nella lista elettorale il nome del candidato alla guida del governo: anche allora il primo impatto era quello di un supplemento di servizio agli elettori, una utile informazione che il nostro sistema parlamentare non prevedeva. In realtà’, il fine era quello di spostare buona parte delle prerogative del nostro Capo dello Stato verso il leader di una coalizione. Siamo in pieno nel tentativo berlusconiano di spostare dal parlamento al governo la centralità istituzionale rispetto ai decenni precedenti. 

La proposta di Salvini sembra muovere nella stessa direzione, mentre trascura il diritto degli elettori di conoscere preventivamente il nominativo della guida del governo: indicandone, per incertezza sopravvenuta con i nuovi rapporti di forza, il solo meccanismo di individuazione, e spostandolo al momento di conoscenza dei risultati elettorali. Ma sempre comunque depotenziando il garante della nostra Costituzione del suo ruolo di principale formatore del nuovo governo.

Il leader leghista non sconfessa il suo tradizionale e congenito disinteresse per i meccanismi istituzionali, nonostante le apparenze, e conferma il suo pragmatismo politico, in questo caso unito ad un preciso interesse personale. Dando per assai improbabile un esito elettorale che lo proietti, direttamente o per interposto Capo dello Stato, a guidare l’esecutivo, sposta la propria aspirazione verso una nuova esperienza di ministro dell’interno: come si capisce dalla basica astuzia di non inserire quell’incarico tra quelli ritenuti fondamentali, addirittura posponendolo al dicastero delle infrastrutture. 

Probabilmente, attraverso un ingenuo – e, comunque, per la persona istituzionalmente evoluta, lodevole -intento di condizionare la prerogativa del Capo dello Stato, vincolando nell’individuazione dei ministri predesignati. In realtà’, proprio per l’ingenuità del proponimento, la manovra sposta l’attenzione sul ruolo del Presidente della Repubblica nel procedimento costituzionale di formazione della compagine di governo: se non l’attenzione dello stesso titolare, il capo dello Stato, quella della pubblica opinione più attenta e vigile. 

In sintesi, basterà qualche resistente residuo della polemica sulle reali relazioni internazionali della Lega a trazione salviniana, per scongiurare un nuovo ministro dell’interno che indossi la felpa della polizia o delle altre forze dell’ordine. 

Verosimilmente per cautela delle stesse forze di una destra che fosse chiamata dall’esito del voto a formare il primo governo della diciannovesima legislatura.

montesquieu.tn@gmail.

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