MA SÌ, FACCIAMOCI DEL MALE…

di Fabio Evangelisti

Ci ho provato, nei giorni scorsi, pur sapendo quanto fosse inutile, a lanciare un appello a Letta, Calenda e Conte per un’intesa, quale che fosse, al fine di evitare che il Centrodestra possa far man bassa nei collegi uninominali proprio grazie alle divisioni dello schieramento democratico e progressista.

Torno sull’argomento, a direzione del Pd ancora in corso, nella speranza di poter esser smentito dai fatti, perché leggendo i giornali vedo non soltanto il persistere delle divaricazioni nel Centrosinistra, ma addirittura una tendenza a farsi più male possibile.

Le analisi dell’Istituto Cattaneo di Bologna dicono senza tanti giri di parole che andando divise le forze che fanno riferimento a Pd, Azione e M5S potranno forse riuscire a conquistare circa 15-20 seggi nei collegi uninominali per la Camera (su 147) e 7-9 in quelli per il Senato (su 74).

Stiamo quindi parlando di un Centrodestra che nel maggioritario potrebbe vincere nel 90% dei casi, a fronte di un misero 10% di seggi che finiranno ad appannaggio del Centrosinistra.

Una tragedia!

Bene, a fronte di queste catastrofiche previsioni che cosa fanno il Pd, M5S, Azione e Italia Viva?

Non solo non si mettono insieme, ma giocano a perdere e – lo ripeto – a farsi quanto più male possibile per poter poi piantare la propria bandierina di partito sulle macerie del dopo 25 settembre.

Così a Roma, nel Collegio 1 (considerato abbastanza sicuro per il csx) viene schierata la Bonino contro Calenda, rischiando di farlo perdere a vantaggio di un candidato della destra.

Come risponde Renzi? Candidandosi in prima persona a Firenze contro il candidato del Pd in uno dei collegi considerati più sicuri, mettendolo a repentaglio.

E Giuseppe Conte? Pare si voglia candidare a Napoli contro Luigi Di Maio, perché non è tanto importante vincere quanto far perdere quello che fino a ieri era il tuo ministro degli esteri e compagno di partito.

Sembra di sentire Jep Gambardella nel film La Grande Bellezza: “Io non volevo solo partecipare alle elezioni, io volevo avere il potere di farle fallire!”.

Ma non è finita qui! Perché poi, pur conoscendo il meccanismo assurdo della legge elettorale, un voto unico che vale sia per il maggioritario che per il proporzionale, i cosiddetti big di partito mica ci vogliono andare a candidarsi nel collegi maggioritari più a rischio. No! Pretendono tutti di essere salvaguardati nella quota proporzionale. Così nei collegi impossibili vengono candidate figure di secondo piano oppure calate dall’alto. Personaggi estranei al territorio, cui sarà comunque garantita l’apertura di un paracadute in un qualche altro collegio proporzionale.

È la notizia, ad esempio, riportata domenica da Il Tirreno, di Laura Boldrini nel collegio LunigianaCarraraMassaVersilia e Viareggio. Per carità, nulla da dire sulla popolarità e sull’autorevolezza dell’ex Presidente della Camera, ma siamo davvero sicuri che riuscirà ad attrarre il voto degli elettori apuoversiliesi ancora incerti e contribuire in questo modo a rimpolpare anche i consensi del suo partito di riferimento nella quota proporzionale?

Non ci resta che attendere.

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